Behandlung von Essstörungen

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Samstag, 22. September 2018

La resistenza nei disturbi alimentari


La resistenza viene descritta nelle teorie analitiche come un processo difensivo, che aiuta il cliente a difendersi da ció di cui ha paura e da ció che lo fa stare male. Nei disturbi alimentari si presenta in diversi modi, tra i quali:

- Giustificare le proprie azioni e comportamenti, quando non si é grado di affrontare la propria terapia e le proprie paure.

- Trovare la causa della mancanza del commitment in fattori esterni: come lo stress, i problemi sul lavoro o nelle relazioni interpersonali. 

- Sbadigliare in continuazione duarante le sedute, mostrando noia.

Spostare in continuazione gli appuntamenti

- Non fare gli esercizi pianificati con il terapeuta.

- Dimenticare il diario alimentare. 

- Non seguire il piano alimentare, considerandolo poco utile per il processo terapeutico.
- Mentire.

- Mettere in discussione la terapia, cercando di convincere il terapeuta, che sta sbagliando. 

- Minimizzare il problema che si ha con il cibo.

- Interrompere la terapia bruscamente senza dare spiegazioni.

Tutte queste forme di resistenza sono forme difensive, che se analizzate ad una ad una, ci consentano di capire, che alla base di questi comportamenti non c´é solo poco commitment da parte della persona colpita, ma anche una debolezza del rapporto cliente-terapeuta. La mia esperienza mi insegna, che una persona con i disturbi alimentari in genere ha difficoltá a instaurare un rapporto ed a mantenerlo nel tempo. Quindi il terapeuta deve sempre essere pronto a tener conto dei cambiamenti brutali, che si manifestano nel corso della terapia. Il disturbo della personalitá emotivamente instabile é una peculiaritá del disturbo alimentare e consiste proprio negli sbalzi di umore e nella difficoltá di essere costanti. Io lavoro sempre cercando di andare incontro al mio cliente e alle sue esigenze, ma metto dei limiti, quando mi accorgo, che la persona colpita si dirige nella direzione opposta, da quella stabilita insieme. Un esempio ricorrente: La persona colpita si rifiuta categoricamente di seguire il piano alimentare, rifiuta ogni tipo di sostegno telefonico o per mail, in poche parole rifiuta un appoggio, per evitare le abbuffate. Si rifiuta di provare Skills, che l´aiutano a combattere la malattia, manifesta un atteggiamento distruttivo nei suoi confronti e nei confronti delle persone che le sono accanto, non fa gli esercizi, trova scuse per saltare la terapia e per fare tranquillamente le sue abbuffate, cerca modi per giustificarle e soprattutto si dimentica della psicoeducazione terapeutica e non applica le tecniche terapeutiche nel momento del bisogno. La resistenza aumenta soprattutto quando passa molto tempo da un appuntamento all´altro. Le persone colpite che manifestano la resistenza vivono le settimane senza terapia come settimane liberatorie nelle quali poter fare ció che si vuole. Il mio porre dei limiti significa innanzitutto esprimere un´opinione sincera su ció che io sto vivendo nel mio rapporto con questi clienti e sulla resistenza che stanno dimostrando in maniera inconsapevole. Io non faccio l´accompagnamento alle abbuffate o ai digiuni. Questo significa per me: „Io non offro una terapia, per sostenere il loro comportamento inadeguato, ma un sostegno per poter affrontare insieme dei cambiamenti.“ Le persone che manifestano resistenza devono tener conto di una cosa: Non si puó superare un disturbo alimentare senza avere una struttura. La mancanza di struttara é una delle caratteristiche principali di un disturbo alimentare, per superarlo devono imparare a rispettare la struttura che gli viene insegnata in terapia. Un aspetto importante é che devono imparare a mettere la malattia in primo piano, senza minimizzarla. Spesso vivono la terapia come un optional con atteggiamento del tipo: „Ma sí, quasi quasi ci provo, poi se non funziona smetto“. Oppure disdicono gli appuntamenti, perché hanno trovato di meglio da fare o con la scusa che devono lavorare. Queste azioni non aiutano il commitment e non rafforzano la motivazione a guarire. Il mio porre i limiti consiste anche nell´onestá intellettuale e responsabilitá professionale di consigliare a questo tipo di clienti un trattamento stazionario. In clinica sono obbligate a rispettare delle regole, che nella quotidianitá per via della loro resistenza non riescono a seguire. I disturbi alimentari sono guaribili e per guarire, si deve accettare il fatto, che non si puó guarire continuando a fare sempre le stesse cose e cioé a fare quello che dice la malattia, ma seguendo la strada della paura, che é la piú difficile, ma anche la piú vera“.

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